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martedì 26 luglio 2016

INTRODUZIONE A IL FISCHIETTO (premesse)


INTRODUZIONE

         E’ una strana storia quella del “fischio” come strumento di manifestazione  di un pensiero.  Talora manifestazione di dissenso estremo, e talaltra di consenso entusiasta. Secondo le circostanze serve anche per richiamare l’attenzione, ordinare ai cani, contestare una contravvenzione. Tralascio  questi ultimi usi.  Mi interessa capire perché nella mia città (Cuneo) non si fischia né per il bene né per il male.  Probabilmente a formare il carattere dei cuneesi la tolleranza che hanno dimostrato verso i costumi ed anche le prepotenze dei loro occupanti della storia, gli Angiò , i francesi, i Savoia ed in ultimo i fascisti ed i tedeschi (sulla natura popolare della Resistenza c’è ancora molto da discutere) unita all’insegnamento salvifico e consolatorio della religione cattolica, nel tempo si è trasformata in indifferenza.  Del resto sta nella natura del contadino (quale è sostanzialmente il cuneese) l’individualismo la prudenza, la diffidenza, atteggiamenti che all’esterno si manifestano come riserbo, freddezza, indifferenza.  A questi atteggiamenti si aggiungono ingegnosità,  impegno, testardaggine, e frugalità molto vicino all’avarizia. Quest’ultime, manifestate in determinate circostanze,  sono peraltro doti da lodarsi.
         Forse è per ciò che a Cuneo si applaude (poco) e non si fischia mai né per consenso e tanto meno per dissenso: sembra che ai cuneesi vada bene tutto.  La conseguenza politica di questi atteggiamenti è il moderatismo.  Lo si è visto chiaramente subito dopo la liberazione (25 Aprile 1945)   quando i partigiani portatori, chi più chi meno,  di un vento di rinnovamento politico dovettero constatare fin dalla prima prova elettorale la straordinaria affermazione del movimento conservatore della D.C. e la sconfitta del movimento riformatore del partito d’azione e soprattutto dei partiti di sinistra (P.S.I. e P.C.I.). Anche con la caduta della D.C. si è andati avanti così,  fino ad oggi.
         Poiché mi considero uomo di cultura ritengo, come Eugenio Garin, che “fare cultura è sempre una battaglia morale e politica” Egli ci ricorda che “” non si può combattere, per riprendere l’immagine di Omero, dall’alto delle mura . Bisogna discendere in campo, schierarsi dinanzi alle “ Porte schee” “” .
         Poiché non posso fare altro che questa mia rubrica,  io discendo nella realtà e fischio con  fischi di approvazione FISCHI SI e di disapprovazione FISCHI NO.   Chi non li vuole sentire non apra  IL FISCHIETTO di

                                                                          
 ANTONIO SARTORIS
                                                                                                                     Cuneo 26 Luglio 2016



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