Pagine

martedì 23 gennaio 2018

ALLEGRIA AL TEATRO TOSELLI

                      Domenica 21 Gennaio 2018 al teatro Toselli la compagnia del Teatro stabile di Genova ha rappresentato "Le prenom", fortunatissima commedia di Matthieu Delaporte  e Alexandre de la Patellière rappresentata a Parigi nel 2010,  adattata per il cinema dagli stessi autori e nel 2015 riadattata da Francesca Archibugi con il titolo "Il nome del figlio". Si tratta in sintesi di una riunione tra amici (due coppie + un sigle) in una normale cena in casa,  dove stuzzicandosi a vicenda su vari temi di conversazione si finisce per dirsi cose spiacevoli, nascoste in sè ma pensate, ed arrabbiarsi.  La rappresentazione di questa realtà, situazione molto normale e diffusa, probabilmente proprio per questo, è stata punteggiata di ripetute risa del pubblico che quindi si è giustamente divertito.  Gli autori hanno tenuto presente che - come è stato detto -" l'umorismo è la capacità intelligente e sottile di rilevare e rappresentare l'aspetto comico dela realtà " ed hanno confenzionato un prodotto teatrale che in questi tempi vediamo spesso nei film  francesi, intelligenti e psicologicamente sottili. Del resto è proprio un francese, Henri Bergson che ha scritto un fondamentale saggio sul significato del comico : IL RISO (1900).  Egli osserva che non vi è nulla di comico  al di fuori di ciò che è propriamente umano e ciò che suscita il riso è un aspetto di quel fatto o oggetto o animale  che richiama alla mente atteggiamenti e situazioni umane.  In sostanza chi rideva di quello che succedeva in scena, ed eravamo quasi tutti, rideva di sè stesso, dei propri vizi e virtù (poche), di situazioni della vita in cui si riconosceva.
         Naturalmente per rendere naturale e piacevole una piece tutta incentrata sul dialogo ci volevano attori esperti e capaci.  Il  Teatro stabile  di Genova li ha portati a Cuneo : Alessia Giuliani, Alberto Giusta, Davide Lorino, Aldo Ottobrino, Gisella Szaniszlò con l'accorta regia di Antonio Zavatteri hanno realizzato uno spettacolo piacevolissimo che il pubblico cuneese ha molto apprezzato con tanti applausi (anche qualche "bravi" ) e ripetute chiamate al proscenio.  A.S.
                       FISCHIO  POSITIVAMENTE   9 (nove) VOLTE


  

sabato 20 gennaio 2018

CORIOLANO AL TEATRO TOSELLI

                 Finalmente un'opera di "teatro - qualificato - moderno" ma impostata sul testo di Shakespeare (1607) , adattato, ma non stravolto dalla regia di Marco Plini, anzi attualizzato molto opportunamente con notevole capacità .  Diceva Brecht (che non a caso intendeva mettere in scena il Coriolano, come farà Strehler) "Per rispettare davvero i classici, non dobbiamo lasciarci intimidire da loro, bensì ascoltarli con orecchio fresco e nuovo".  Infatti nel pubblico (ma certamente in me) del Coriolano che abbiamo visto al Teatro Toselli domenica sera  14 Genn. 2018  rimarrà certamente  impressa la assonanza della vita pubblica e privata di Roma antica con quella attuale . Una Roma di cui viene vissuta la storia che il pubblico deve imparare a conoscere nel suo passato di violenze, intrighi, e anche di buone intenzioni fallite, e che fatalmente vede rinnovarsi nel presente. La vicenda dell'eroico capitano romano vincitore di Corioli (da cui Coriolano) che approdato alla vita politica si scontra con i tribuni falsi tutori del bene del popolo e che finisce esule, nemico di Roma e come tale ucciso,  è raccontata da Shakespeare - secondo me - come dramma della responsabilità.
                  In questa Roma in cui tutto è immanente, il destino degli uomini  non è determinato dagli dei o dal fato o da colpe ancestrali ma dalla responsabilità , dalla scelta, dalla decisione individuale.  Rifiutando i consigli degli amici e della madre, Coriolano cade per sua colpa, per la sua hybris e sopratutto per la cecità nei confronti del reale. La tragedia di questi uomini politici (anche di alcuni attuali) è tragedia  della conoscenza che fa credere vero solo quello che essi pensano.  Quanto alla recitazione del Centro Teatrale Mamimò  con gli attori Mauro Maccieri, Luca Cattani, Giusto Cuccharini, Cecilia Di Donato, Marco Merzi e Valeria Perdonò, unitamente a qualche intelligente accorgimento teatrale,  dirò solo che ha avuto una presa costante sull'attenzione del pubblico (che paragonato ad altre rappresentazioni non è poco ).   Perciò ritengo che il messaggio civile del Coriolano che essi hanno efficacemente trasmesso sia stato molto valido.   Molti applausi e ripetute chiamate.        A.S.

                                          FISCHIO POSITIVO 9 (nove) VOLTE

lunedì 8 gennaio 2018

RIBADISCO, IL TEATRO DI EDUARDO, E' EDUARDO

     In occasione  della rappresentazione al nostro TeatroToselli il 4 Febb. 2017  della commedia  NON TI PAGO  di Eduardo De Filippo scrivevo che il teatro di Eduardo è Eduardo in un doppio senso. Cioè senza la recitazione di Eduardo il suo teatro perde il cinquanta per cento del suo valore e d’altra parte è solo Eduardo  l'autore abilissimo di testi pregni di una pietas dolce/amara  verso una umanità che lui ben conosceva.  Dopo aver assistito Domenica 7 Genn. 2018 alla recitazione  de IL SINDACO DEL RIONE SANITA' altra  commedia di Eduardo andata in scena per la prima volta al Teatro Quirino di Roma il 9 dicembre 1960, ribadisco il mio parere : il teatro di Eduardo De Filippo è Eduardo.  
       E' lui che su "il Dramma" nov-dic. 1972 dichiara " la commedia parte da un personaggio vivo, vero, che affonda le proprie radici nella realtà, ma poi si sgancia da essa, si divinizza, si sublimizza, per dare una precisa indicazione alla giustizia".   Effettivamente Eduardo ha messo in scena una realtà che ben conosciamo anche attraverso le cronache di Saviano sulla malavita meridionale (e non solo), cioè l'esistenza di una "giustizia del Padrino",  parallela a quella costituzionale,  che regola la vita sociale sopratutto della gente indifesa ed impotente.  Ma questa giustizia privata  Eduardo l'ha "sublimizzata" con  una umana pietas  che era solo nel suo animo e che solo lui sapeva esprimere.  La realtà di questa società alternativa è solo prepotenza e violenza, sangue .
      L'ha capito il regista Mario Martone (abituato ad una rappresentazione realistica della nostra dura vita moderna) ponendo in scena, con attori non identificabili a causa di un programma di sala che ( con un errore madornale di proto) si riferiva al  Moliere della rappresentazione  precedente (sic),  una versione contemporanea del mondo "romantico" di De Filippo.  Il risultato è stato uno spettacolo piacevole, ben recitato (anche se spesso in una lingua inintellegibile), ma privato della inimitabile umanità eduardesca,  quindi poco credibile.  Il pubblico cuneese, come sempre generoso, ha ripetutamente e calorosamente applaudito con evidente gradimento della numerosa compagnia.   A.S.
                                 FISCHIO POSITIVAMENTE 8 (otto) VOLTE