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mercoledì 28 giugno 2017

IO AMO ANCHE LA NATURA POVERA - In margine alla Mostra della GAM a S. Francesco di Cuneo



       Oggi mi addentro in un tema culturalmente minato: l’arte informale. Di questa bisogna trattare parlando della mostra che  per iniziativa della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo si è inaugurata  il 27 maggio u.s. e si protrarrà fino al 22 ottobre p.v. nel nostro bel S. Francesco.
 Già il titolo mi rende perplesso: “IO NON AMO LA NATURA – Pop Art italiana dalle collezioni della Gam - Torino “.  Non è propriamente   un invito per il  visitatore che – come me -  ama la natura.  Chi non ama la natura sarà l’organizzatore probabilmente, la GAM di Torino, e si vede,  perché gli oggetti esposti hanno ben poco da fare con la natura, anzi criticano, si oppongono alla natura e/o alla realtà. Vi è poi un sottotitolo della mostra “POP ART ITALIANA”,  che vorrebbe essere più esplicativo. Io sapevo che l’arte Pop è nata negli Stati Uniti negli anni cinquanta  del ‘900  sotto la spinta della società di massa e soprattutto della pubblicità, e che  aveva espresso strumenti comunicativi adeguati alle dinamiche di tale società.  Tanto per essere espliciti:  avete presenti le opere di Andy Warhol (ne ha fatto recente mostra a Cuneo, la Galleria Skema in collaborazione con la Fondazione Casa Delfino)?  Quegli enormi faccioni, ritoccati in vari colori, di Mao o di Marilyn Monroe, o le riproduzioni della famose scatole di Campbell's Soup Cans:  ebbene questa è arte pop. “In sostanza un quadro di Warhol che ripete l’ossessiva immagine di una bottiglia di Coca Cola ci testimonia come quell’oggetto sia oramai divenuto un referente più importante, rispetto ad altri valori interiori o spirituali, per giungere a quella condizione esistenziale che i mass media propagandano come vincente nella società contemporanea".
        In verità degli autori di pop italiano io non conosco molti nomi. Per esempio Gianni Bertini, Enrico Baj, Mimmo Rotella, Fabio Mauri, hanno saputo cogliere per primi la nuova temperie culturale, il nuovo clima anche sociale che andava maturando negli anni Cinquanta, e le loro opere si pongono, stilisticamente e temporalmente, a fianco degli artisti pop statunitensi, anche se gli stimoli che provengono loro dalle società in cui vivevano, sono diversi.
         Anche se di Mimmo Rotella in S. Francesco è esposta una sola opera, di arte pop italiana non parlerei ; parlerei invece di “arte povera” che è propriamente una prerogativa dell’arte torinese degli anni ‘60 del ‘900.    I nomi di Kounellis, Pistoletto, Merz, Paolini, Ceroli  presenti in San Francesco  sono  protagonisti di questo movimento che si potrebbe definire “l’estetica dell’ordinario”.  E’ stato scritto [1]: “Durante  gli anni Sessanta del ‘900, in Italia si verificano profondi cambiamenti sociali e politici; la città di Torino, in particolare, è teatro di grandi trasformazioni e partecipa alla svolta epocale in un clima animato da forti contraddizioni. Nel 1961, centenario dell’Unità nazionale, la città supera il milione di abitanti , diventando uno dei maggiori poli industriali d’Italia. Il boom economico è  stato tuttavia seguito da tensioni sociali: nelle fabbriche, gli operai si sono battuti per l’adeguamento dei salari, trovando preziosi alleati negli studenti, che reclamavano il diritto allo studio per tutti gli strati sociali.  Questo desiderio di rinnovamento ha favorito un inedito fermento culturale, che porta alla nascita di un nuovo fronte di intellettuali ed artisti. Per i pittori italiani arriva così il momento in cui il quadro a parete risulta inadeguato a tradurre la complessità del reale. Un gruppo di artisti, attivo tra Torino e Roma, elabora una nuova estetica.  Che nel 1967 è definita “arte povera” dal critico Germano Celant. Punto di partenza del movimento è la scelta di elementi “poveri”, non propriamente artistici ma di origine naturale, vegetale, minerale, o ancora materiali desunti dalla tecnologia, come neon o motori, banali strumenti del quotidiano. Le opere sono caratterizzate dalla introduzione di elementi simbolici, come il fuoco e gli animali vivi di Jannis Kounellis, o da forme inedite e di difficile classificazione, come gli Igloo di Mario Merz o i Quadri specchianti di Michelangelo Pistoletto o i Tappeti natura di Piero Gilardi.  Sono esempi della volontà di superare i limiti concettali e materiali del quadro dipinto, in favore di una concezione vitalistica e creativa del gesto artistico, di cui l’arte povera è stata interprete a livello internazionale."   
       Se gli organizzatori della mostra di Cuneo si sono ripromessi di mettere su una mostra come quelle che hanno fatto e fanno Genova, Torino e Milano ma anche piccole città,  come Forlì (mostra del liberty) o Treviso (gli impressionisti), o Alba  (Carrà, Casorati e Balla)  che hanno richiamato migliaia di visitatori,  potenziali turisti, ho forti dubbi che a Cuneo, raggiungeranno tale scopo. Scopo peraltro molto nobile e lodevole .  Vedremo alla fine il numero vero (non quello proclamato) dei visitatori e della risonanza di tale mostra , a cui auguro, ovviamente, il maggiore successo possibile.   Certo i visitatori non son richiamati da una adeguata pubblicità : qualche manifesto in città, qualche piccolo annuncio sui giornali locali e su quelli nazionali, sulle riviste,  sui mezzi di comunicazione ? E quel titolo, quel titolo !!   
       I visitatori  non sono certo aiutati alla comprensione di opere che non basta un autore o un titolo a far “capire” il significato concettuale (se ne hanno).  Non un cartello esplicativo sul periodo storico a cui si riferisce l’”arte povera” che io continuo a sostenere sia la sigla appropriata di questa mostra ; non un cartello su cosa si intende per “arte povera” o il “pop italiano” dichiarato nel sottotitolo.  Solo su uno smilzo fascicoletto contenente le “schede biografiche degli artisti in mostra”.  Si dirà che sono state previste della visite guidate ma non tutti i visitatori locali e forestieri possono parteciparvi.  Quindi il visitatore è lasciato solo di fronte ad opere astratte, di per sé difficili da comprendere ed apprezzare   come ho cercato di spiegare sopra.
       La GAM di Torino (come tutti i musei) ha i magazzini pieni di opere regalate, acquistate e non esposte, specie di produzione torinese.  Ha pensato di mandarle a Cuneo e la ricca Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, generosamente  e  con encomiabile volontà di fare alta cultura anche a Cuneo, ha sovvenzionato l’iniziativa  come aveva sovvenzionato le prestigiose mostre  realizzate ad Alba.
       Purtroppo non credo che la mostra di Cuneo avrà lo stesso successo di quelle.    Peccato !

       Tuttavia meglio questo che niente  e quindi 
                                                        FISCHIO SI’ 7 VOLTE

                                   Antonio Sartoris    



[1] Dalla presentazione scritta del video “Arte povera” raccontata da Germano Celant presentato alla Fondazione Casa Delfino nella serie degli Inviti di Ulisse, venerdì 16 Giugno 2017,  nel silenzio generale dei media locali e nel disinteresse totale della parte più colta (si fa per dire) della popolazione cuneese.