Ho
visitato a Cherasco l’antologica di Pier
Giuseppe Imberti. Intanto dico
subito che la mostra è stata curata molto bene sia dal lato culturale (con un ricco catalogo di Cinzia Tesio) che
dal lato organizzativo e/o espositivo dalla Citta di Cherasco, nel suo bel
palazzo Salmatoris e dal noto gallerista
cuneese Fabrizio Quiriti.
La mostra ha un titolo :”Tensione fra forma e
colore” . La tensione delle bende e dei
fili misteriosamente tesi
in un immoto andare, c’è tutta. Così pure lo squillante colore delle “tele” del secondo piano della mostra. Il tutto in una politezza, in un ordine
mentale e manuale che consente al visitatore di sentire una pace astratta :
quella del tempo delle sale storiche di Palazzo Salmatoris e quella delle macchine silenziose di P.G.Imberti.
Ho avuto
già altre occasioni di interrogarmi su un
diffuso modulo di arte moderna: quello
cosidetto “astratto” perché non ricollegabile
ad un riferimento concettuale. Mi è parso un modo di fare arte pericolosamente
equivoco.
Poi mi sono
imbattuto nel pensiero di Benedetto
Croce la cui opera “L’estetica” contiene
teorizzazioni che saranno pur superate
ma che in ogni caso pongono domande sempre attuali.
Croce premette
: “La conoscenza ha due forme: è o conoscenza per la fantasia o conoscenza per
l’intelletto; conoscenza dell’individuale o conoscenza dell’universale; delle
cose singole ovvero delle loro relazioni; è insomma produttrice di immagini o
produttrice di concetti. Poi scendendo a definire l’origine dell’arte conclude che “l’arte è dominata unicamente
dall’immaginazione. Le immagini, sono la sua ricchezza. Essa non classifica
oggetti, non li definisce reali o immaginari, non li qualifica , non li
determina. L’artista li sente e li presenta – nient’altro “. Quindi è l’immaginazione che precede il
pensiero e – secondo me- è quello che è
successo a Pier Giuseppe Imberti e rende sincere le sue immaginazioni.
ANTONIO SARTORIS FISCHIA POSITIVAMENTE 8 VOLTE