Pagine

lunedì 24 settembre 2018

I DUE VOLTI DI S.FRANCESCO, IN CUNEO





       S. Francesco è una ex chiesa di Cuneo. In questo luogo, già a partire dal XIII secolo, si insediarono i frati francescani; dal XV secolo il Complesso diventò un importante punto di riferimento per tutta la cittadinanza cuneese e le famiglie nobili parteciparono con ingenti donazioni all'abbellimento e all'ampliamento della struttura.
       Più tardi, l'esercito di Napoleone si impossessò dell'edificio, cacciò i frati ed utilizzò chiesa e convento come caserma e guarnigione militare; gli arredi furono dispersi in altri edifici religiosi o venduti. Dopo alterne vicende e diversi cambiamenti d'uso,
maltrattata e dimenticata dai cuneesi, S. Francesco dal 1980 è stata completamente restaurata a spese (molto alte) della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e quindi restituita al suo primitivo fascino di luogo di culto laico e quindi destinata ad essere un contenitore di eventi pubblici e privati : mostre, concerti, congressi, etc.   
       Per quanto riguarda le mostre in S. Francesco dirò.   Come sempre questo solenne monumento mostra al visitatore  il suo volto spettacolare utile a valorizzare ed impreziosire anche esposizioni di modesto valore artistico. Ma anche quelle di raffinata ideazione ed elaborazione (peraltro di interesse locale)  come quella che si è svolta  dal 6 aprile  al 24 Giugno del 2018 intitolata  (chissà perché in inglese ) “I love my family”.  Si trattava di far conoscere ed apprezzare   una parte importante di casa nostra ed è stato fatto in modo efficace ed elegante anche se essenziale.  La domanda è: possibile che una mostra del genere sia costata 75.00 euro come ha annunciato la nuova Assessore alla Cultura ?               VALUTO   7 (SETTE) FISCHI POSITIVI 

       Se quanto ho detto riguarda il vedere in S. Francesco,  per l’altra faccia della comunicazione artistica, il sentire in S. Francesco, dirò che, per me,  allo stato attuale è fallita la  pretesa  di attribuirgli  le funzioni di una cosa che mancava e che manca ancora a Cuneo: un auditorium.  Come dice la parola auditorium è questo un luogo dove soprattutto si sente (audio) e possibilmente si sente bene.  In S. Francesco tranne per qualche mia fortunata  occasione  (vedasi l’esecuzione dell’opera ”Tosca”-forse ero nelle prime file)  si sente  male .  L’ultima prova è stata l’esecuzione del Philarmonische Camerata Berlin (6 Luglio) e del Quator de l’Orchestre Philarmonique de Nice. (12 Luglio). Io seduto in dodicesima fila, dei  brani musicali pur ben eseguiti ho percepito solo un impasto di suoni che me ne ha fatto perdere tutto il fascino.    Questa volto  di “strumento” musicale di S. Francesco, così com’ è , non  funziona.  
                           VALUTO  7 (SETTE)  FISCHI NEGATIVI

       Diceva Luciano Berio (musicista e inventore del grande Parco della musica di Roma, architettato  da Renzo Piano): “Oggi l’intelligenza degli architetti unita alle conoscenze degli ingegneri del suono permette di trasformare anche un deserto in una sala da concerto”. La resa acustica  è diventata – tecnicamente - un parametro modificabile secondo le esigenze compositive e teatrali delle diverse partiture ed abbiamo tecnici in grado di realizzare ogni richiesta espressiva, e ciò in ogni spazio. Purtroppo vi sono ancora molti sindaci ed assessori non disposti a capire la centralità del problema quando si costruisce (ed a Cuneo non succede da tempo) o si deve adattare il vecchio al nuovo.  Quando si è costruita la sala S.Giovanni dell’acustica nessuno si è interessato ed i risultati si “sentono”,  come per S. Francesco e non parliamo dell’uso dello stadio sportivo dell’UBI che è l’unico che oltre allo sport può ospitare grandi spettacoli: acusticamente un disastro.  Si vada a vedere cosa si è fatto per rendere passabile la resa acustica di quell’enorme spazio (6.000 posti) che l’Albert Hall di Londra. Se non si vuol andare fino a Londra glielo faccio vedere ed ascoltare io alla Fondazione Casa Delfino.
Rimane passabile il Toselli dove però lo sfondamento della galleria per ricavarne posti impossibili ha rotto la circolarità delle voci che non corono più,  il che per un teatro d’opera è un bel problema.
              Concludendo dirò a chi di dovere: dateci tanta bella musica, ma consentiteci anche di ascoltarla .       A.S.