Ottima la scelta dell’Assessorato alla cultura del nostro
Comune che nella stagione
2017/2018 del Teatro Toselli di Cuneo, dopo “Puntila ed il suo servo
Matti” di Brecht ci ha proposto un altro classico : “ Casa di Bambola” dello
scrittore norvegese Henrik Ibsen.
Questo dramma recitato in due atti, scritto nel 1879, ancora oggi viene
considerato una bandiera nella storia dell’emancipazione femminile. Nora, la
protagonista, insoddisfatta del rapporto con suo marito, che non sente
paritario, abbandona la casa, marito e bambini, per raggiungere la propria indipendenza e felicità. Un’opera
che fece scandalo e sconvolse il pubblico del tempo, borghese e un po’ bacchettone, ed è tuttora portatrice di
valori profondi quali la coerenza e verità nei confronti di se stessi.
Ibsen
in questo celebre lavoro ed in altri (Brand,Spettri, Hedda Gabler) “” mette in
atto un processo di creazione che caratterizzerà l’intera sua opera:
individuato un problema morale – o un nodo di problemi morali – da sottoporre a
riflessione e a discussione, dà vita ad una serie di personaggi che, senza imporre in modo predicatorio o
propagandistico alcuna tesi, dispiegano di fronte al pubblico la complessità
delle implicazioni di tali problemi e le conseguenze di risposte divergenti,
dislocando le diverse possibilità anche all’interno di drammi diversi e
rendendo così possibile una lettura intertestuale da parte dello spettatore, se
non obbligatoria (perchè lascia al lettore/spettatore il lavoro di
interpretazione) certo assai proficua””: così osserva Fulvio Ferrari
presentando H.Ibsen nella serie IL
TEATRO (ed. Il Giornale):
La rappresentazione al Toselli di sabato 17
marzo 2018 è stata realizzata
dalla Associazione Teatrale Pistoiese . Il regista ed adattatore Roberto
Valerio ha reso il dramma di
Ibsen di una “piacevolezza” forse non del tutta
propria al tema di cui si è detto, fino a sopprimerne il tragico finale con l’abbandono da parte di Nora di
marito e due figli. Vi è stata una
bella scenata di Nora (in cui fra
l’altro lei si strappa la parrucca
come a rivelare la sua anima ferita e ribelle) ma alla fine la
“bambola” lascia cadere a
terra la valigia, si toglie il cappotto che aveva
indossato per andare definitivamente via dal marito e dai figli. Così lo spettatore ben pensante,
capisce che Nora rinuncia alla sua ribellione e riprende il suo ruolo di madre e di moglie
sottomessa. E’ vero
che fu lo stesso Ibsen che modificò questo finale in un lieto fine, ma lo fece perchè ciò gli fu imposto dal pubblico dell’epoca profondamente turbato,
quando non indignato dall’originario, tragico finale, ma coerente con tutto il
procedere della storia. Alcune attrici si rifiutarono di pronunciare il
monologo conclusivo, perchè non lo consideravano moralmente accettabile. In
Italia, invece, fu la mitica Eleonora Duse tra le prime ad affrontare questo
complesso personaggio, che portò in scena nel 1891, e contribuì a far conoscere
Ibsen nel nostro pese.
A questa atmosfera del matrimonio falsamente
felice di Nora e di Torvald hanno
dato vita, nei rispettivi ruoli ,
Valentina Sperli e lo stesso regista Roberto Valerio. Vedendo quest’ultimo eccitato e possessivo si capisce anche
lo spirito della sua regia. Invece
la Sperli nel ruolo di protagonista, per contrasto, ha mantenuto i toni sommessi e sottomessi che la parte
richiedeva creando con piccoli
tocchi premonitori (i cioccolatini, le parolacce, un innocente simpatia per
l’amico di casa) le premesse
dell’esplodere della sua repressa personalità causato da un errore comportamentale, che noi diremmo banale, ma che non lo era per la società
dei tempi di Ibsen . I due protagonisti hanno avuto la collaborazione di
Michele Nani, Massimo Grigò e Carlotta Viscovo, per cui questo quadro di vita
ottocentesca, ma non poi tanto diversa dalla nostra, è stato gradito dal pubblico, che ha applaudito con ripetute
chiamate in scena degli attori visivamente compiaciuti di vedere il nostro
Toselli illuminato e plaudente.
A.S.
FISCHIO
POSITIVAMENTE 8 (otto) VOLTE
,
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