PREMESSA - Venerdì 25 Ottobre 2019 a Teatro Toselli di Cuneo,
con lo spettacolo “Il rigore che non
c’era” , si è inaugurata la civica stagione teatrale 2019/2020 (20 spettacoli).
Pur assistendovi da un posto infelice (l’unico che sono riuscito a
conquistare) cercherò di esprimere il mio personale pensiero su ogni singolo
spettacolo a cui assisterò (come ho fatto e farò per spettacoli di altro genere che avvengono, numerosi e vari, nella nostra sottovalutata città ) e lo farò in questa mia rubrica IL
FISCHIETTO. In sintesi darò ad ognuno di detti spettacoli il mio personale
voto/fischio suddividendo i fischi positivi da 1 a 6 e quelli negativi da 5 a
0. Spero nella tolleranza dei miei pochi
o tanti lettori !
IL RIGORE CHE NON C’ERA - Lo spettacolo, come ne fa riferimento il titolo,
era incentrato sullo sport ed in particolare sul “calcio”.
Di questo ci ha prevalentemente “narrato” con i suoi bravi compagni (un attore
maschio, un pianista ed una cantante) Federico Buffa qualificato – un po’eccessivamente
– “il più grande storyteller italiano”,
un narratore. Dire una storia,
narrare con la voce, è una grande arte (antica come
la retorica) che è fatta appunto di voce e di dinamica corporea e soprattutto di
intelligenza, ciò del sapere “intelligere”, entrare dentro il testo.
E’ lo stesso
Buffa che ha dichiarato: l’idea, la
scrittura e la regia sono di Marco Caronna .
Il testo è un racconto di personaggi ed avvenimenti
soprattutto del mondo calcistico sudamericano, mondo calcistico in genere di
cui confesso di sapere poco o nulla perché sinceramente non mi appassiona. Nel testo e quindi nella narrazione/interpretazione
di Buffa vi sono poi accenni alla storia di Nelson Mandela , di Billi
Holliday la cui musica/canto proposta
con sensibilità dalla cantante del gruppo che (per colposa mancanza del solito
programmino di sala) non so come si
chiama. Poi ancora sport con il ricordo del cestista statunitense James LeBron e poi
saltando al Perù per raccontare il
genocidio del popolo Inca da parte del cattolicissimo condottiero spagnolo Francisco
Pizarro. Infine finire con la luna. Un
mosaico di momenti di vita un po’ poco interessanti per uno come me (ma non per
i tanti giovani spettatori informati e partecipi) e un po’ troppo slegati fra
di loro e superficiali, ma riscattati dalla bravura narrativa di Francesco
Buffa e dei sui compagni . Infine tengo a segnalare gli straordinari effetti di illuminazione del palco: colonne di luce come quelle non le avevo mai viste. Gli applausi
sono stati calorosi e prolungati con ripetuti chiamate in scena . VOTO
8 (otto)
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